Ottana

La curatoria di Ottana

Se da Sassari si imbocca la Strada Statale 131 in direzione Cagliari, dopo il bivio per Nùoro, e dopo 100 km di asfalto e diversi microclimi si raggiunge una delle curatorìas (distretti) del Giudicato di Torres più estreme verso sud: quella di Ottana, corrispondente al territorio dell’omonimo, attuale Comune. Excepteur sint occaecat cupidatat non proident, sunt in culpa qui officia deserunt mollit anim id est laborum.

La chiesa di San Nicola

Il centro abitato del paese è dominato da uno dei simboli più conosciuti e maestosi del Giudicato: la chiesa di San Nicola, già cattedrale della diocesi di Ottana, attiva dal 1112 al 1503. Documenti rinvenuti durante il restauro dell’altare maggiore confermano che la stessa fu consacrata nel 1160. In perfetto stile romanico-pisano, è stata costruita su un edificio altomedievale preesistente.

Al suo interno è custodito un crocifisso ligneo cinquecentesco e, soprattutto, un polittico trecentesco, attribuito al Maestro delle tempere francescane (attivo a Napoli tra 1330 e 1345). Sono raffigurate scene della vita dei santi Francesco e Nicola e rappresentate le due autorità locali: il vescovo di Ottana Silvestro e Mariano, futuro giudice di Arborea; infatti, la  curatorìa di Ottana, alla caduta del Giudicato di Torres nel 1259, verrà conquistata dal confinante Giudicato di Arborea. Ai tempi della realizzazione del polittico, Mariano era signore di Goceano (nome del nuovo distretto).

Chiesa di Sant'Antonio Abate

Alla chiesa di Sant’Antonio Abate (situata proprio di fronte alla cattedrale di San Nicola) è legata la leggenda popolare del santo disceso negli Inferi per rubare una scintilla e donarla all’Umanità: dalla notte dei tempi si ringrazia sant’Antoni per questo dono vitale, accendendo in suo onore un enorme falò all’imbrunire del 16 gennaio, definito in sardo s’Ogulone (il grande fuoco). Questo rito viene replicato in diversi centri della Barbagia, ma la particolarità che rende quello di Ottana particolarmente suggestivo consiste nella coincidenza con sa prima ’essìa, ossia “la prima uscita” ufficiale delle maschere carnevalesche dei Boes, dei Merdùles e della Filonzana. Figure dall’aspetto umano e animalesco che corrono, saltano e si percuotono, sotto i bagliori misteriosi del fuoco enorme che illumina la scenografica cattedrale di San Nicola – che fa da sfondo ancestrale e pittoresco a questo rito senza tempo –, rinnovando ogni anno i riti propiziatori per una nuova e fertile primavera di vita.

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