Nei pressi di Thiesi, percorrendo la strada statale 131 bis in direzione di Ittiri, si incontra una strada rurale che si inerpica per un chilometro fino ad un’altura lussureggiante e boscosa denominata Sa tanca de Santu ’Ainzu (“il chiuso di San Gavino”).
Il percorso conduce, superati i resti di un nuraghe, ad un’ampia corte circondata da altri fabbricati, tra cui la casa padronale, le scuderie, la casa del pastore. Oltre questi edifici attraverso un viottolo si giunge quindi al piccolo sagrato di una piccola chiesa dedicata a san Gavino, oggi sconsacrata.
Si tratta di una chiesetta romanica, la cui edificazione è probabilmente compresa tra la fine dell’XI e la prima metà del XII secolo, con una facciata molto semplice, di piccole proporzioni e costruita prevalentemente in pietra calcarea. Al centro si apre un portale con un arco a tutto sesto. Su ambo i lati della chiesa si aprono due monofore; le pareti si concludono con una semplice cornice a dado.
Il retroprospetto è caratterizzato da un catino absidale addossato alla parete presbiteriale, con una monofora centrale. L’interno della chiesa è abbastanza ampio con un’unica navata; davanti al catino absidale è posizionato l’altare in pietra, probabilmente del XVIII secolo. Il pavimento è in pietra calcarea.
Nonostante alcuni rifacimenti intercorsi nei secoli, la chiesa ben conserva i suoi tratti romanici, che prevalgono su tutti gli altri elementi dell’edificio. In particolar modo l’assetto ad aula mononavata rinvia a numerose chiese romaniche della Sardegna, così come il tipo di monofora trova riscontri nel San Gavino di Porto Torres, nel San Saturnino presso Bultei, e nell’abside del San Nicola di Ottana.
La chiesa di San Gavino probabilmente era situata nel centro del villaggio di Sùstana, ormai scomparso, nella curatorìa di Campulongu e diocesi di Sorres (fino al 1503).
Dopo la fine del Giudicato di Torres, il territorio passò ai Doria, poi al Giudicato di Arborea, infine, al Regno di Sardegna, compreso nella Corona d’Aragona.
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